Il rublo delle Svalbard
Barentsburg, Pyramiden e il rublo delle Svalbard
L’arcipelago delle Svalbard è l’ultimo lembo di terra abitato dall’uomo, nell’estremo Nord, prima dell’immenso deserto di ghiaccio della banchisa polare. Esso è costituito di tre isole, delle quali la più grande è Spitsbergen, dove trovano dimora circa 2600 anime.
L’arcipelago appartiene ufficialmente alla Norvegia. Tuttavia, in base a un trattato del 1920, vi possono svolgere liberamente attività commerciali i cittadini di tutti i paesi firmatari del trattato stesso. Nel 1931 l’azienda sovietica Arktikugol iniziò l’estrazione di carbone presso la località di Barentsburg, dove presto si sviluppò un centro abitato, che nel tempo si espanse notevolmente.
Per molti decenni la vita dei minatori e delle loro famiglie si svolse serenamente, nonostante le condizioni climatiche e ambientali estreme, tipiche delle latitudini artiche, e le miniere portavano in Russia ogni anno diverse tonnellate di carbone. Tuttavia, alla fine degli anni 80 del secolo scorso, il crollo dell’Unione Sovietica e la crisi economica conseguente condizionarono l’esistenza degli abitanti di lingua e cultura russa dell’isola.
L’inflazione privò progressivamente i rubli in circolazione in quegli anni del proprio valore. I dipendenti della Arktikugol si ritrovarono in breve tempo con poche monete e banconote di piccolo taglio e di valore infimo. Inoltre gli approvvigionamenti di valuta dal continente, in un periodo in cui i pagamenti elettronici appartenevano ancora al futuro, si facevano sempre più difficili.
Di qui la decisione drastica degli abitanti di Barentsburg e Pyramiden, nel 1993, di battere moneta. Vennero coniate monete del valore nominale di 10, 25, 50 e 100 rubli. Su di un lato era raffiguarto il valore della moneta, sull’altro era invece riportata l’immagine di un orso bianco, allora come oggi presente sull’arcipelago, insieme alla rappresentazione, sullo sfondo, delle isole Svalbard stesse.
Tuttavia il cosiddetto rublo delle Svalbard non restò a lungo in circolazione. Infatti, oltre al nome dell’azienda Arktikugol, le monete riportavano la dicitura Federazione Russa, che non piacque alle autorità norvegesi. L’iscrizione si presentava infatti come una dichiarazione di sovranità su un territorio norvegese. Il governo norvegese inviò una nota di protesta alle autorità russe competenti e il rublo delle isole Svalbard scomparve dalla circolazione.
Una parte dei rubli venne nascosta e conservata, diventando un oggetto di valore numismatico ricercatissimo dai collezionisti e dagli amanti dell’arcipelago.
Fabrizio Mazzella